Marcel.lí Antúnez RocaNato a Moià (Barcellona) nel 1959; laureato all'Accademia di Belle Arti di Barcellona, fonda, nel 1979, il celebre gruppo di sperimentazione teatrale La Fura dels Baus; è cofondatore del gruppo musicale e scenico Error Genetico (1981-1983); fonda il gruppo d'Arte Totale Los Rinos (1985), la compagnia teatrale El artificio (1991-1992) e fa parte del gruppo Los Iberians (1995). Come artista individuale Antúnez ha realizzato numerose opere in campo figurativo, musicale, scenografico e performativo. Tra le opere più importanti: la creazione (assieme a Sergj Jordà) del robot JoAn l'home de carne, in cui per la prima volta viene utilizzata una tecnica interattiva; Epizoo, un lavoro nel quale l'artista è collegato, mediante un'interfaccia grafica, al computer (prima italiana a Padova, in occasione della mostra Beyond the Sculture, 1955, curata da Ernesto L. Francalanci); e l'attuale performance multimediale, Afasia. |
AfasiaAfasia investiga tutte le possibilità offerte dalle più recenti tecnologie multimediali, colleganti il corpo umano e il computer in tempo reale; durante lo spettacolo l'artista, unico performer, comanda, mediante sistemi computerizzati, tutto ciò che succede sulla scena attorno a lui. La scena è costituita da uno spazio multimediale, avente come sfondo un grande schermo per la videoproiezione; sul fronte sono situati, quasi fossero dei personaggi di un coro, alcuni robot musicali, progettati dallo stesso artista, il quale, equipaggiato con un esoscheletro realizzato in plastica e metallo e dotato di una serie di sensori e protesi, è collegato ad un computer. Ogni movimento volontario e involontario dell'artista, che agisce liberamente sulla scena, è convertito in istruzioni per il computer; esso provvede a variare le luci, a mettere in moto i robot e a far generare da questi stessi la musica che contrassegna in tempo reale ogni gesto del performer e ogni suo spostamento, mentre, sullo sfondo, la videoproiezione può essere alterata, variando scene e velocità di scorrimento dei frame, da opportuni comandi dislocati sul suo esoscheletro. Benché sul palcoscenico compaia un solo performer, numerosi sono gli attori coinvolti nello spettacolo, anche se appartengono solo alla dimensione simulativa della videoproiezione; tra questi compare lo stesso Antúnez, il quale, pertanto, ricoprendo due ruoli contemporaneamente, uno fisico, a contatto con il pubblico, e uno immateriale, all'interno del film digitale, giunge a determinare una dimensione molto inquietante di duplicazione della realtà. Con questo spettacolo, basato sul poema omerico l'Odissea, Antúnez ripropone lo straordinario capolavoro dell'antichità sotto forma di rito tecnologico, intendendo dimostrare come, con altri mezzi e con altri linguaggi che non quelli della sola parola, sia ancora possibile fare poesia e riproporre il messaggio profondamente simbolico rappresentato dal viaggio iniziatico di Ulisse; ma senza alcuna nostalgia per una mitica età dell'oro, e sviluppando, al contrario, il tema della grande mutazione dell'uomo contemporaneo, in viaggio, come corpo tecnologico, verso nuove dimensioni e nuove scoperte. Si tratta dunque di una piece elettronica, nella quale il messaggio e la comunicazione non sono più lineari ed immediati, ma risentono dell'interazione di danza, musica, suoni, luci, immagini e movimenti meccanici, che avvengono nello stesso tempo, dando allo spettatore l'impressione di essere penetrato nello spazio fantascientifico di un gigantesco ipertesto, dove le normali concezioni di spazio e di tempo vengono messe in discussione dal sovrapporsi di eventi reali e simulati. |