Altro Altrove

 

di Sergio Camin

 

Ci sono cose che si avvertono solo camminando. L’assenza di bitume sotto le suole ti avverte che hai lasciato la città e le strade/serpenti che le uniscono. Né bello né brutto: diverso. Con le scale invece è automatico e i piedi si muovono da soli a meno che un idiota di architetto non abbia sbagliato l’altezza delle alzate. L’automatismo tendenzialmente ti vieta la scoperta e a rimanere ciechi non sono solo gli occhi dei piedi ma anche quelli della testa. Lungo ma certamente non meno rilevante sarebbe poi parlare dei sapori e del mangiare automatico ma non c'è spazio. Quello che rischia di fotterci non è mai da sola la mono-tonia ma la gestione/lettura automatica anche delle poli-tonie. Gestione con senso (-comune, -del pudore, etc.) ma senza sensi. Strumento fondamentale per la diffusione degli automatismi è la catalogazione, l’incasellamento, la definizione di codici specifici. Questo avviene dalla cucina all’arte con il sacrosanto contributo della scienza. Il rischio è quello di poter iniziare viaggi straordinari in cervelli che hanno perso la loro capacità di viaggiare delegando al solo scienziato lo spazio della scoperta. Forse passa anche attraverso il superamento di questo stato, il tentativo della rinascita: scardinando le categorie a costo di sbagliare l’altezza delle alzate. O forse solo ricominciando a vedere dove mettiamo i piedi. Comunque pensando. Né bello né brutto: diverso, altro, altrove. Altrove anche qui. Argonautiche avanguardie con la pelle che gioca ad essere scafandro o tuta. Oppure viceversa ma è un problema di sopravvivenza non di automatismi. E per questo c’è lo spazio, quello del viaggio e della scoperta, per tentativi e spesso senza le carte di bordo. Sarà il viaggiatore attento e pensante a scrivere le nuove carte e a bruciarle dopo averle scritte. Ci sia lecito definire i nostri tragitti facendoli, senza biblici tutori pronti ad insegnarci i nuovi/vecchi automatismi. Soprattutto ora in cui l’obiettivo del viaggio non è più la scoperta di nuove frontiere ma la constatazione della loro assenza, è importante capire/leggere/godere/soffrire/sentire dove si cammina oppure dove si vola e chi, di volta in volta, sei tu che viaggicapiscileggigodisoffrisenti camminando o volando. Imparare a sentirsi per poter sentire. Con un palato di merda, peraltro curabile, non solo è difficile apprezzare due ottimi vini, è impossibile capirne le differenze ma la scoperta può essere anche solo il nostro palato malato, evitando l’imbecillità dell’automatismo. Tentativi e la necessità di imparare a leggere e a capire i tentativi, eventi, momenti, oggetti prescindendo da chi tenta. Molto meglio esserne tentati e viverli come possibili tappe di un viaggio nostro. Da qui forse le basi di un itinere altro e universale che eviti ogni tipo di chiusura autoctona e dove necessariamente ogni micro sappia essere straordinariamente macro. Se poi all’Arte spetta il compito di evocare, evochi e faccia. C’è spazio.