Giro Turistico: Un Panorama Spaziale

 

Barbara Hitchcock

 

Che archivio! Centinaia di lunghi nastri di pellicola conservati e raggruppati per temi. Contenitori sovradimensionati li chiudevano nell’oscurità al fine di preservare le colorate immagini che avevano catturato. Queste pellicole registravano viaggi fantastici, a partire da quello del primo astronauta che ha circumnavigato la terra, per arrivare al primo balzo gioioso ed esuberante sulla superficie lunare; e ancora, fotografie satellitari del territorio sature di colori per arrivare all’affar serio delle passeggiate nello spazio.

Sapevo poco dell’avventura alla quale stavo andando incontro preparandomi a guardare le fotografie fatte da una serie di astronauti nelle loro esplorazioni spaziali. Ero preparata al numero travolgente di immagini a disposizione? Non proprio. Ma certamente ero pronta alla sfida.

In quanto sponsor della mostra "Sightseeing: a Space Panorama" la Polaroid mi diede due settimane per visionare i negativi al Johnson Space Center a Houston, Texas. Per due volte nel 1984 ho passato giorni e giorni china su di una tavola luminosa. Un magnifico dispositivo munito di "manopola da suonatore di organetto" mi permetteva di far scorrere i fotogrammi e di fermarmi per esaminare ciò che mi colpiva maggiormente. Tom Winston, archivista della NASA, forniva rotoli e rotoli di pellicola. Paesaggi lunari aridi disseminati di rocce, una navicella lanciata verso l’oscurità dei cieli ed illuminata dai suoi propulsori infuocati, e ancora Ed White che compie divertenti evoluzioni acrobatiche durante la prima passeggiata spaziale americana, brillavano sulla mia tavola. Quante immagini favolose! Come avrei potuto mai ricavare un centinaio di fotografie da una tale ricchezza di materiale?

Il rinomato fotografo paesaggista americano Ansel Adams ha influenzato il modo in cui guardavo quei paesaggi. Luce, ombra, composizione, equilibrio formale sono elementi classici che contribuiscono ad una grande fotografia. Tali elementi hanno guidato la mia selezione delle immagini. Altrettanto importanti erano a mio avviso l’emozione e lo stupore che le immagini avrebbero saputo evocare nello spettatore. E’stato emozionante inseguire apparizioni fugaci, testimonianze delle scoperte fatte da Alan Beam, David Scott, Alan Shepard e da molti altri astronauti, nei territori inesplorati. Cosa possono mai aver provato guardando attraverso i loro visori? Hanno provato sgomento di fronte a questi panorami? Certamente questi pensieri hanno contribuito alle mie scelte.

Oltre alle fotografie che gli astronauti hanno fatto dello spazio fisico, ci sono immagini che li ritraggono e che rilevano molto di quanto sta oltre l’individuo. A tutti gli effetti, sono ritratti ambientali fuori dal nostro mondo. Poetiche, solitarie, esploratrici, le immagini documentano sfide personali, riflessioni, spiritualità ed esaltazione. Vediamo e sentiamo tali momenti effimeri nelle immagini che abbiamo davanti; Ed White che ruzzola nello spazio, assicurato alla nave spaziale solo attraverso una corda, Thomas Stafford, parzialmente avvolto dall’aura eterea e intento a scrutare il firmamento, e ancora Bruce McCandless circondato dall’oscurità siderale che si allontana, completamente libero, dalla navicella Challenger. Queste immagini di coraggio mitico e di forza interiore hanno catturato la mia attenzione e da allora si sono rifiutate di lasciarmi.

Il colore che assume la luce varia drammaticamente, a seconda che si manifesti nelle tempeste e nei tramonti, sopra oceani e montagne, o riflesso dalla luna, dalla terra, dal sole. Nuvole color pesca, o i blu saturi, i porpora, gli azzurri e i rossi, deliziano l’occhio e producono sottili sfumature di colore, provenienti dalla terra visibile al di sotto dell’astronave. Molte di queste mappe topografiche brillantemente colorate necessitano di ulteriori considerazioni e di esami meticolosi; quelle ricche di eleganza formale o di singolare forza sono state scelte tra le molte fenomenali viste che gli astronauti hanno fotografato.

Fin dal 1962, anno in cui John Glenn per primo orbitava intorno alla terra fotografandola con una macchinetta fotografica comperata al supermercato, gli astronauti hanno fotografato il loro ambiente di lavoro. D’accordo con il Dr. Farouk El-Baz, geologo specializzato nella ricerca sulla superficie lunare, "Gli astronauti sono stati in grado di creare qualcosa di bello per lo sguardo e di significativo per gli scienziati. Hanno portato nuove ed inaspettate informazioni… Le fotografie erano l’unico mezzo possibile per comunicare all’umanità la bellezza di tali vedute. Senza quelle immagini non avremmo la minima idea del carattere delle missioni spaziali". Siamo loro infinitamente grati per aver condiviso le loro prospettive con quanti di noi sono dovuti rimanere a terra.