Arte/Tecnologia
John Maeda
Sulla copertina della rivista specializzata IEEE Spectrum del luglio 1998 troviamo una citazione di Billy Klüver: "La collaborazione tra artisti ed ingegneri dà risultati inaspettati sia per gli uni che per gli altri". L’intento dell’articolo era quello di spingere i giovani tecnologi verso la ricerca di collaborazione con gli artisti, al fine di arricchire il loro spirito (le loro anime). Si potrebbe pensare che i tecnologi oggi siano, in misura crescente, disinteressati a questo tipo di collaborazione dato che il loro rapido ingresso in un’azienda emergente prevede un futuro promettente e ricco di profitti. Al contrario, molti giovani tecnologi stanno disperatamente cercando maggiore nutrimento spirituale, lontano dalle strade predeterminate dell’ingegneria e della scienza; cercano l’unione con l’arte più che mai in questo tempo disperato di un mondo ipertecnologico. Ma in cosa possono sperare? C’è salvezza possibile nel gettarsi fra le braccia degli artisti, ugualmente disperati, che hanno bisogno dei tecnologi per realizzare le loro idee? Credo di no. L’arte del creare (tecnologia) e l’arte della creatività (arte) devono convivere nel singolo individuo per far emergere vera arte per mezzo della tecnologia. Oggigiorno nessun artista è in grado di lavorare a prescindere dalla sua o dal suo "tecnologo", come se l’essere umani fosse considerato nulla più che una penna a china o un pennello. Storicamente si è pensato che ai tecnologi mancasse la necessaria creatività per determinare fatti artistici. Ed effettivamente questo può essere stato vero nel passato, ma non sarà vero nel futuro. Parlando di arte/tecnologia dovremmo evitare di prendere in considerazione tutti gli artisti con più di trent’anni. Dovremmo invece concentrarci sugli artisti emergenti, adolescenti e poco più che ventenni. Per quale motivo? Perché da loro potrà finalmente scaturire la vera arte/tecnologia dato che la tecnologia non ha più nulla di misterioso per questa generazione, e perché sono portatori di un messaggio straordinariamente importante che ha bisogno di essere articolato. Il messaggio è un gioco adolescente con e nel mezzo tecnologico che nel prossimo futuro sarà formalizzato nella fabbrica del nostro conscio visuale; solo nel caso in cui sarà loro permesso, ovviamente. Pongo l’accento sulla questione del " permesso " dato che, spesso esplicitamente, la totalità delle nostre istituzioni accademiche sono ferme alla dichiarazione che le "arti/discipline umanistiche" stanno da una parte e che la "scienza/logica" sta dall’altra. Il computer rappresenta una prima opportunità per mettere finalmente insieme le due parti, ma ci sono molti soggetti ed istituzioni che soffrono nel farle convergere. Faranno qualsiasi cosa in loro potere per impedire che il futuro possa accadere. Noi dobbiamo fare tutto quanto il possibile per permettere al futuro di accadere liberando la strada alla nuova generazione. Possiamo far accadere il futuro istituendo luoghi di incontro per queste persone, come questa mostra. Ma possiamo fare anche meglio istituendo veri progetti educativi volti a saggiare e ad affinare le loro capacità intellettuali. E soprattutto, dobbiamo creare lavori seri e di alto livello, per tutti quelli che seguiranno.
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