8 settembre 1943: una conferenza 66 anni dopo
L’ordine nazista: il Lager di Bolzano dall’estate del 1944 fino alla liberazione nel maggio del 1945 fu la disgrazia per migliaia di uomini e donne
L'Archivio Storico organizza un dibattito con gli storici Leopold Steurer e Andrea Di Michele. Lunedì 7 settembre ore 17.30 antico municipio
Gli avvenimenti dell'8 settembre 1943 - l'occupazione dell'Italia da parte della Wehrmacht tedesca in seguito all'armistizio di Badoglio nonché l'inquadramento della Provincia di Bolzano nella Zona d'Operazioni nelle Prealpi - sono una data fondamentale della storia del '900 in regione.
Nelle loro lezioni i due storici Leopold Steurer (Merano) e Andrea Di Michele (Bolzano), entrambi profondi conoscitori della storia novecentesca e autori di importanti monografie sulle tematiche ad essa legate, daranno un quadro generale degli eventi e li contestualizzeranno alla luce della ricerca più recente, avvalendosi anche di materiale iconografico. Introdurrà Hannes Obermair, direttore dell'Archivio Storico cittadino.
Bolzano, Antico Municipio, Portici 30, 2°
piano
Lunedì, 7 settembre, ore 17.30, durata ca. 1,5
h
"La percezione dell'8 settembre 1943, seppur chiara e
univoca da parte della storiografia, ancor'oggi suscita in Alto
Adige commenti contrastanti: Molti sudtirolesi videro,
acriticamente, nell'occupazione nazista la loro liberazione
definitiva dal fascismo italiano che li aveva oppresso per
vent'anni e si cullarono nell'illusione di un'aggregazione al Reich
tedesco nonchè della fine delle famigerate opzioni. Per
molti di essi iniziava però un periodo di paure e di
persecuzioni. I cosiddetti "Dableiber", i non optanti, ma pure una
parte del clero, da allora in poi si videro oggetto di
discrimazioni e di rivincita da parte di nazisti locali e del
Reich. La comunità ebraica, giá perseguitata dal
fascismo, fu esposta alla deportazione e all'annientamento
fisico.
Infine, l'occupazionte tedesca era uno choc profondo per la
popolazione italiana dell'Alto Adige che da un giorno all'altro
perse completamente i suoi riferimenti politici. I militari
italiani furono disarmati, fatti prigionieri e deportati in
Germania per andare incontro a lavori forzati e una sorte
decisamente incerta e spesso crudele.
La provincia stessa subì i danni e i vessilli della guerra
totale: i bombardamenti alleati colpirono le città lungo
l'asse del Brennero e spezzarono molte vite. I sudtirolesi
arruolati nella Wehrmacht furono coinvolti in una guerra
d'aggressione profondamente ingiusta, se non vollero rischiare la
loro vita e quella dei loro congiunti tramite la deserzione o la
resistenza.
L'apparato di terrore nazista raggiunse i suoi scopi anche con
l'attivazione del Campo di concentramento in via Resia, il
Tribunale speciale di Bolzano e un sistema di sorveglianza e di
denuncia capillare, attivamente sostenuto da non pochi
sudtirolesi.
Solo pochi resistettero alla furia totalitaria. Ed è anche
al coraggio di queste persone piene di coraggio - si pensi solo a
Hans Egarter, Manlio Longon e Josef Mayr-Nusser - che la rinascita
democratica del territorio e della sua società dopo il 1945
fu possibile". Hannes Obermair