23. Un eccidio a Bolzano. Svelati (quasi tutti) i segreti del massacro nazista
Le giovani vittime erano tutti soldati italiani che, per conto
dei servizi segreti degli Alleati, avevano il compito di rafforzare
e coordinare in Italia la resistenza contro il fascismo e il
nazionalsocialismo. Erano stati formati come agenti segreti in
Puglia, a Brindisi, dove i servizi segreti americani e inglesi
avevano una propria sede operativa da cui collaboravano con il
governo Badoglio. Insieme furono fatti prigionieri a Verona e
quindi deportati a Bolzano e rinchiusi per alcuni giorni nel campo
di transito di via Resia. Il 12 settembre del 1944 furono
giustiziati da un plotone di esecuzione della Gestapo nel cortile
della Caserma Mignone.
Per decenni queste vittime furono dimenticate. Solo grazie al
lavoro di ricerca dell'Archivio storico di Bolzano
è stata fatta finalmente luce su quel tragico evento e sulle
23 vittime che dal 2004, la Città di Bolzano ricorda e onora
ogni 12 settembre.
Tutti i dettagli della loro storia sono stati raccolti e descritti
dalla storica Carla Giacomozzi (Archivio storico)
nel nuovo libro "23. Un eccidio a Bolzano"
presentato questa mattina, in Municipio, nell'ambito di una
conferenza stampa, dall'autrice insieme all'assessora alla Cultura
Patrizia Trincanato e dal direttore dell'Archivio
storico Hannes Obermair.
"Dimenticare momenti storici come questi equivale ad un
tradimento" ha dichiarato l'assessora Trincanato, "per
questo la Città si impegna fortemente a curarne la
memoria", quest'anno, appunto, con la nuova pubblicazione, con
una denominazione e con una cerimonia commemorativa. Obermair ha
sottolineato l'importanza del lavoro svolto, affinché questa
sanguinosa pagina della storia della nostra città e della
Resistenza non cadesse nel dimenticatoio, e ha lodato il grande
impegno della storica Carla Giacomozzi che dal 2004, tra le altre
cose, ha lavorato meticolosamente per trovare tutti i dettagli e
ricostruire l'evento.
Per l'autrice, però, il lavoro di ricerca non è
terminato: il libro rappresenta solo una prima tappa, molti sono
gli aspetti sconosciuti ancora da scoprire. Punto di partenza del
suo lavoro è stata una lapide con i 23 nomi nel cimitero
militare di Oltrisarco e una trasmissione radiofonica di Don
Daniele Longhi del 1945, nella quale si accennava sommariamente al
massacro. La storica è poi riuscita a raccogliere mano a
mano tutti gli elementi dai registri anagrafici e successivamente
dalle testimonianze dirette di 12 delle 23 famiglie delle vittime.
I cadaveri dei 23 soldati furono dapprima gettati in una fossa
comune segreta, poi furono riesumati dagli Alleati e sepolti nel
cimitero di Oltrisarco, quindi, dal 1950, sono seppelliti in quello
militare di San Giacomo.
Il massacro, si sa oggi, non fu solo un'azione punitiva, ma, come
altre azioni di questo tipo (per esempio a Fossoli, dove nel luglio
del 1944 furono uccise 67 persone), era parte di un
più ampio programma di annientamento e distruzione
pianificato dai Nazisti. Carla Giacomozzi spera che il suo lavoro
di ricerca possa servire ad altri studi di approfondimento sulla
storia della Resistenza e sui crimini compiuti da nazisti e
fascisti.
IIl 12 settembre prossimo, alle ore 9, presso il Centro
culturale del Centro civico Oltrisarco-Aslago (piazza A. Nikoletti
4), il libro sarà presentato al pubblico.
Alle ore 11.30 seguirà sul luogo la
cerimonia di commemorazione dell'eccidio, cui
parteciperanno per la prima volta anche figli e nipoti di alcune
vittime del massacro. La cerimonia stessa inizierà con la
denominazione ufficiale della rotonda in via del
Parco che sarà dedicata alle vittime del massacro, con un
breve discorso delle autorità locali e la deposizione di una
corona. Tutti i cittadini interessati sono invitati alla
presentazione del libro e alla commemorazione ufficiale.
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