Adopt Srebrenica
Alla presenza del Sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, dell'Assessore comunale competente Luigi Gallo, dei rappresentanti del Centro per la Pace del Comune, della Cooperazione allo Sviluppo della Provincia di Bolzano, dell'EURAC-Accademia Europea e della Fondazione Alexander Langer, in occasione della presenza nel capoluogo di due ragazzi del gruppo Adopt Srebrenica sono state presentate stamane in municipio alcune iniziative legate all'attività del Centro di Documentazione della città bosniaca martoriata e lacerata dalla guerra dei Balcani.
Un' opportunità, dunque per condividere con la comunità cittadina gli sviluppi del lavoro svolto da un gruppo misto di giovani di Srebrenica presso il Centro di Documentazione Adopt Srebrenica, realizzato nella città bosniaca anche grazie alla collaborazione dell'Archivio Storico del Comune di Bolzano. Il Centro di Documentazione ha raccolto immagini e documenti su cosa fosse Srebrenica prima della guerra, fornendo un fondamentale contributo al lavoro di ricostruzione di identità individuali e collettive, spazzate via dal genocidio del 1995.
Per questo i ragazzi della città Bosniaca vengono
definiti "I Fiori di Srebrenica", sbocciati in uno dei contesti
più problematici dei Balcani.
Il gruppo giovanile multi-etnico giornalmente si confronta con le
difficoltà di ricostruire un tessuto sociale profondamente
segnato dagli
avvenimenti degli anni '90.
I due ragazzi ospiti a Bolzano Amra Nalić e Žarko Zekić martedì 26 novembre incontreranno gli studenti delle scuole superiori della città, mentre nel tardo pomeriggio (ore 18, Sala di Rappresentanza di vicolo Gumer) è previsto un incontro pubblico durante il quale verranno proiettati il video "I fiori di Srebrenica" di Beatrice Barzaghi e Federico Zappini, ed un breve video-reportage sulla "VII Settimana Internazionale della Memoria" realizzato da Thomas Leonardi. Il dialogo con Amra Nalić e Žarko Zekić, moderato dal giornalista Luca Sticcotti, vedrà anche la partecipazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung.
Nell'agosto scorso durante la Settimana Internazionale
della Memoria a Srebrenica, è stato sottoscritto un
importante protocollo di intesa tra le istituzioni, enti di ricerca
e associazioni, che finora hanno sostenuto il progetto Adopt
Srebrenica.
"International Network for Srebrenica" è
stato sottoscritto tra gli altri anche dal Comune e
dalla Provincia di Bolzano dall' EURAC e da: Comune
di Venezia - Centro Giovani e Pace, Comune di Trieste,
Gruppo/Skupina 84, Centro Pace E. Balducci di Cesena, Comune di
Pescara, Comune di Penne, Comune di Caramanico Terme, AICCRE
Abruzzo, Miladonnambiente e Baobab Pescara.
Nel luglio del 1995 Srebrenica, enclave bosniaca all'epoca della
guerra dei Balcani (1992-1995) venne occupata dalle truppe
serbo-bosniache che deportarono la popolazione e compirono un vero
e proprio genocidio; il tristemente famoso "massacro di Srebrenica"
compiuto dalle truppe paramilitari del generale Ratko Mladić
in cui morirono circa ottomila civili uomini e ragazzi bosniaci tra
i 14 ed i 70 anni. Un'operazione di "pulizia etnica" nella Bosnia
orientale in un territorio in cui, fino a poco tempo prima del
conflitto, convivevano pacificamente ortodossi, cattolici e
mussulmani di diverse etnie.
"Adopot Srebrenica" è un progetto interculturale avviato nel 2006 su iniziativa dell'associazione Tuzlanska Amica, della Fondazione Alexander Langer e sostenuto dal Comune di Bolzano che intende recuperare il rispetto della cultura dell'altro dando voce a quella parte della società che non si rassegna ai contrapposti nazionalismi, creando uno spazio aperto per la condivisione di programmi di lavoro comuni e per la costruzione di relazioni durature attraverso la creazione a Srebrenica di un Centro Interculturale di studio e documentazione, per la prevenzione e la mediazione dei conflitti.
Come ha ricordato Andrea Rizza della Fondazione A. Langer e
referente locale del progetto, l'iniziativa è
partita con la ricerca e la raccolta di foto ed immagini per
testimoniare la vita di persone e di luoghi, di situazioni,
completamente cancellati dalla guerra. Una ricerca impegnativa, con
il tentativo di recuperare un' identità per non dimenticare
e cancellare il passato e ricostruire un rapporto di pacifica
convivenza.
Rimane forte il bisogno di convivenza (e qui è stato citato
come esempio positivo il modello Alto Adige) e memoria
condivisa, di un rapporto tra cittadinanza individuale e diritti
dei gruppi, di tutela e valorizzazione di vecchie e nuove
minoranze. Esplorare cioè le potenzialità di un
gruppo misto nell'avviare un percorso di rielaborazione del passato
e di dialogo interetnico, finalizzato a sperimentare la
possibilità di una convivenza pacifica in un difficile
contesto post genocidio, tenendo conto che ci si trova ad operare
in una collettività ancora pesantemente traumatizzata.
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